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12.3 Le scoperte archeologiche di Ridola

Ridola è il primo a reperire testimonianze dell'età paleolitica nella zona delle gravine di Matera.
La più significativa è proprio la sua prima scoperta: la Grotta dei Pipistrelli.
Per primo, infatti, Ridola intuisce la presenza di insediamenti che dal Paleolitico permangono, evolvendosi e trasformandosi, fino al Neolitico ed all'età dei Metalli; per primo riconosce e recupera i villaggi trincerati neolitici, che sorgevano tra l'agro di Matera e quello di Altamura.

 
 
Domenico Ridola, seduto, presso l'entrata della grotta dei pipistrelli

Domenico Ridola, seduto, presso l'entrata della "Grotta dei Pipistrelli"

 
 
 
Congresso archeologico

Congresso archeologico

 

Con la passione che lo porta alla ricerca archeologica, Ridola respira la stessa aria che spinge i "liberi cultori d'archeologia" dell'Italia del secondo Ottocento a compiere campagne di scavi e ricerche di superficie.
L'obiettivo è dimostrare la remota origine dell'Umanità e radicare su questa una storia comune del Paese appena unificato.
Tale entusiasmo, alimentato dalla cultura positivista e dalla fondazione di nuove scienze - l'etnografia, l'antropologia - è destinato ad un drastico ridimensionamento dopo il 1866, quando la politica della Destra al potere rafforza l'accentramento dello Stato, bloccando la libera iniziativa dei "cultori" della preistoria.

 
 
Trincea in corso di scavo presso serra d'alto
 
D. Ridola (al centro) con altri mentre osserva i reperti archeologici contenuti nelle ceste
 
Vaso con decorazione graffita rinvenuto presso murgia timone
 
 

Trincea in corso di scavo presso "Serra d'Alto"

 

D. Ridola (al centro) con altri mentre osserva i reperti archeologici contenuti nelle ceste

 

Vaso con decorazione graffita rinvenuto presso "Murgia Timone"

 
             
 

Ridola nel 1877 ottiene, per i suoi meriti, la nomina di "Ispettore onorario degli scavi e dei monumenti": è una nomina importantissima che gli consente di continuare la sua attività autonoma di ricerca e di scavo nel Materano.
La sua fama, insieme all'interesse per il territorio dove arrivano studiosi eminenti, cresce negli ambienti della cultura nazionale ed europea.
In quello stesso anno il prof. Luigi Pigorini, fondatore della rivista "Bullettino di Paletnologia Italiana", a cui Ridola collabora con saggi e notizie sui suoi ritrovamenti, diventa titolare all'Università di Roma della prima cattedra italiana di Paletnologia.

 
 
Gruppo su terreno di trincea a Murgecchia con il Sen. Ridola, il Sen. Gattini, il dott. Ashby, il prof. Micalella e il factotum michele bruno

Gruppo su terreno di trincea a Murgecchia con il Sen. Ridola, il Sen. Gattini, il dott. Ashby, il prof. Micalella e il "factotum" Michele Bruno

 
 
 
Ripresa aerea della tomba ipogea di Murgia Timone

Ripresa aerea della tomba ipogea di Murgia Timone

 

50 anni di ricerche e di scavi nel territorio materano da parte di Ridola hanno come punti focali:

- l'esplorazione della Grotta dei Pipistrelli e della sottostante Grotta Funeraria (1872-'78);

- la scoperta dei villaggi trincerati di Murgia Timone (1894);

- di Murgecchia (1898-1908);

- di Serra d'Alto (anni dieci del 1900);

- di Tirlecchia (trincea superiore ed inferiore, 1916);

- i siti neolitici di Matinelle di Malvezzi (1890, 1910, 1915);

- le capanne ed i sepolcri di S. Martino (1907,1917);

- i fondi di capanna di Santa Candida e di Setteponti (1905).

 
 

Ridola recupera una mole notevole di reperti:
bifacciali, amigdale, diversi tipi di strumenti, resti ossei animali, risalenti al Paleolitico inferiore, medio e superiore nelle zone di Serra Rifusa-Masseria Porcari, Palombaio della Nunziata, Picciano, San Martino, Miglionico.

 
Strumento litico bifacciale
Ascia levigata
Resti ossei di uro (Bos primigenius)
Resti ossei di orso (Ursus Spelaeus)
 

Strumento litico bifacciale

 

Ascia levigata

 

Resti ossei di uro (Bos primigenius)

 

Resti ossei di orso (Ursus spelaeus)

 
                 
 

Dopo la morte di Domenico Ridola (1932) la ricerca paletnologica nel Materano ha subito una battuta d'arresto.
L'intelligenza e l'impegno degli studiosi, operativi in questo territorio, non sono stati sufficienti a superare i limiti economici, culturali e politici dell'azione dello Stato nel Sud, dopo la morte di Ridola. Certo la lezione di Ridola non è mai morta, anzi; è stata a lungo coltivata ed arricchita da molte figure, che hanno raccolto la sua eredità.
Una merita di essere ricordata per prima: Eleonora Bracco, direttrice del Museo Nazionale Ridola subito dopo il fondatore e fino al 1961. In lei ha vissuto fortissimo il fascino della passione archeologica che fu del Maestro, proseguendo, come lui negli scavi e nella ricerca.
A lei si deve, oltre che un primo riordino e organizzazione del Museo, uno studio sull' "Arte dei pastori".
L'istituzione nel 1964 della Soprintendenza Archeologica della Basilicata, grazie alla politica lungimirante del nuovo Soprintendente Dinu Adamesteanu, segna una fase di rinnovato interesse per la ricerca paletnologica anche nell'area materana. In particolare all'opera di Felice G. Lo Porto, direttore del Museo Nazionale Ridola dal 1961 al 1967, si deve la ripresa delle ricerche in molti siti già noti come Grotta dei Pipistrelli, Murgia Timone, Murgecchia e Tirlecchia.

 
 
bacheca del museo nazionale d. ridola

Bacheca del Museo Nazionale "D. Ridola"

 
         
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