Ridola è il
primo a reperire
testimonianze
dell'età paleolitica
nella zona delle gravine
di Matera.
La più significativa è proprio la sua prima
scoperta: la Grotta
dei Pipistrelli.
Per primo, infatti, Ridola intuisce la presenza di insediamenti
che dal Paleolitico permangono, evolvendosi e trasformandosi,
fino al Neolitico ed all'età dei Metalli; per primo
riconosce e recupera i villaggi
trincerati neolitici, che sorgevano tra
l'agro di Matera e quello di Altamura.
Domenico Ridola, seduto, presso l'entrata della "Grotta dei Pipistrelli"
Congresso
archeologico
Con
la
passione che
lo porta alla
ricerca archeologica,
Ridola respira
la stessa aria
che spinge
i "liberi
cultori d'archeologia" dell'Italia
del secondo Ottocento
a compiere campagne
di scavi e
ricerche di superficie.
L'obiettivo
è dimostrare
la remota origine
dell'Umanità e
radicare su questa
una storia comune
del Paese appena
unificato.
Tale
entusiasmo, alimentato
dalla cultura
positivista e
dalla fondazione
di nuove scienze
- l'etnografia,
l'antropologia - è destinato
ad un drastico
ridimensionamento
dopo il 1866,
quando la politica
della Destra
al potere rafforza
l'accentramento
dello Stato,
bloccando la
libera iniziativa
dei "cultori" della
preistoria.
Trincea
in corso
di scavo
presso
"Serra
d'Alto"
D.
Ridola
(al centro)
con altri
mentre
osserva
i reperti
archeologici
contenuti
nelle
ceste
Vaso
con decorazione
graffita
rinvenuto
presso
"Murgia
Timone"
Ridola
nel 1877
ottiene,
per i
suoi
meriti,
la nomina
di "Ispettore
onorario degli scavi
e dei
monumenti": è una
nomina
importantissima
che gli
consente
di continuare
la sua
attività autonoma
di ricerca
e di
scavo
nel Materano.
La sua fama,
insieme all'interesse per
il territorio dove arrivano studiosi
eminenti, cresce negli ambienti
della cultura nazionale ed europea.
In quello stesso
anno il prof.
Luigi Pigorini,
fondatore della
rivista "Bullettino
di Paletnologia
Italiana",
a cui Ridola
collabora con
saggi e notizie
sui suoi ritrovamenti,
diventa titolare
all'Università di
Roma della prima
cattedra italiana
di Paletnologia.
Gruppo
su terreno di trincea
a Murgecchia con il Sen.
Ridola, il Sen. Gattini,
il dott. Ashby, il prof.
Micalella e il "factotum" Michele
Bruno
Ripresa aerea della tomba ipogea di Murgia Timone
50 anni di ricerche e di scavi nel territorio materano da parte di Ridola hanno come punti focali:
- la scoperta dei villaggi trincerati
di Murgia Timone
(1894);
- di Murgecchia (1898-1908);
- di Serra d'Alto (anni dieci del 1900);
- di Tirlecchia (trincea superiore ed inferiore, 1916);
- i siti neolitici di Matinelle di Malvezzi (1890, 1910, 1915);
- le capanne ed i sepolcri di S. Martino (1907,1917);
- i fondi di capanna di Santa Candida e di Setteponti (1905).
Ridola recupera una
mole notevole di reperti:
bifacciali, amigdale,
diversi tipi di strumenti, resti ossei animali,
risalenti al Paleolitico inferiore,
medio e superiore nelle zone di
Serra Rifusa-Masseria Porcari,
Palombaio della Nunziata, Picciano,
San Martino, Miglionico.
Strumento
litico
bifacciale
Ascia
levigata
Resti ossei
di uro
(Bos
primigenius)
Resti
ossei
di orso (Ursus
spelaeus)
Dopo
la morte di Domenico Ridola (1932)
la ricerca paletnologica nel Materano
ha subito una battuta d'arresto.
L'intelligenza
e l'impegno degli
studiosi, operativi
in questo territorio, non sono
stati sufficienti a
superare i limiti
economici, culturali
e politici dell'azione dello Stato
nel Sud, dopo la
morte di Ridola.
Certo la lezione di Ridola non è mai
morta, anzi; è stata a lungo
coltivata ed
arricchita da
molte figure,
che hanno raccolto
la sua eredità.
Una merita di essere
ricordata per prima: Eleonora
Bracco, direttrice del
Museo Nazionale
Ridola subito
dopo il fondatore
e fino al 1961.
In lei ha vissuto
fortissimo il
fascino della
passione archeologica
che fu del Maestro,
proseguendo,
come lui negli scavi
e nella ricerca.
A lei si
deve, oltre che
un primo riordino
e organizzazione
del Museo, uno
studio sull' "Arte
dei pastori".
L'istituzione
nel 1964
della
Soprintendenza Archeologica della
Basilicata,
grazie alla politica lungimirante
del nuovo
Soprintendente
Dinu Adamesteanu, segna una fase
di rinnovato interesse per la ricerca
paletnologica
anche
nell'area materana. In particolare
all'opera
di Felice
G. Lo Porto, direttore del Museo Nazionale Ridola dal 1961 al 1967,
si deve la ripresa delle ricerche in molti siti già noti come Grotta
dei Pipistrelli, Murgia Timone, Murgecchia e Tirlecchia.