9.1 La Grotta dei Pipistrelli: dal
Paleolitico all'età storica
La Grotta dei Pipistrelli "...sta
a circa 4 km dalla città e la si raggiunge dopo
una buon'ora di cammino traversando la contrada Agna
per quei sentieri che seguendo il corso della gravina
verso sud-est menano alla contrada ed alle grotte dell'Ofra...".
È questa l'indicazione che Domenico
Ridola, il medico materano, archeologo per passione, dà
in un suo testo sulla Grotta dei Pipistrelli, la sua
prima scoperta nei dintorni della città
di Matera, dove condusse ricerche tra il 1872 e il 1878.
Video della Grotta dei Pipistrelli
La Grotta dei Pipistrelli e quella
sottostante, detta Grotta
Funeraria,
fanno parte di un sistema di grotte poste tra le contrade
Ofra e Serra S. Angelo, sulla sponda destra della gravina
di Matera, una zona dove in gran numero sorgono antri e
caverne. La grotta è una testimonianza preziosa
della presenza dell'uomo in questo territorio sin dall'epoca
preistorica, poiché al suo interno sono stati rinvenuti
numerosissime tracce riconducibili alla frequentazione della
grotta in diverse fasi del Paleolitico,
del Neolitico
e dell'età dei Metalli. Lo studio dei reperti rinvenuti
ci ha fornito fondamentali testimonianze che ci
aiutano a comprendere l'uomo ed il territorio materano nel
Paleolitico.
Ubicazione della Grotta dei Pipistrelli
rispetto alla città di Matera
Raschiatoio e due punte in selce
Tra i manufatti più antichi, sono
stati rinvenuti, infatti, bifacciali probabilmente
riferibili al periodo Acheulano.
La presenza stratigrafica più significativa è
però relativa al Musteriano,
durante il quale era in uso lavorare la pietra con la tecnica
detta levalloisiana.
I ritrovamenti
attribuibili
a questa
industria
litica
comprendono raschiatoi,
punte e percussori
realizzati
in quarzite,
selce,
diaspro
e arenaria
compatta.
Dal momento che sono state ritrovate anche schegge
non ritoccate e scarti
di lavorazione, è possibile
ipotizzare di trovarsi
di fronte ad un luogo di
produzione, molto
vicino ai luoghi di approvvigionamento della materia prima.
Ricostruzione
di Ursus spelaeus
Esemplare
di cervo
Esemplare
di stambecco
Altra
fondamentale
testimonianza è rappresentata
dai resti di fauna
che ci permettono di avanzare
ipotesi sull'ambiente
della regione, altrimenti
di difficile definizione.
In linea generale, il periodo
interglaciale caldo, compreso
tra la fase glaciale
del Riss (più antica) e quella
del Würm (confronta la scala
dei tempi), dovrebbe aver portato
allo sviluppo di un ambiente
di tipo boschivo, costituito
da conifere (sempreverdi).
Questa situazione si è modificata
con l'inizio del periodo
pleniglaciale (glaciazione
del Würm), che ha
determinato
il diffondersi di un ambiente
del tipo steppa-prateria,
di un ambiente cioè aperto
con pochi alberi o arbusti,
tipico dei climi freddi.
Ambiente boschivo con alberi sempreverdi
Ambiente di tipo steppico povero di vegetazione
Le
associazioni
di animali rinvenute nella Grotta
dei Pipistrelli sembrano confermare
questa ricostruzione: infatti,
sono stati rinvenuti insieme
con l'orso delle
caverne,
la iena, il daino, il cervo, il bue selvatico, che sembrano
rimandare a una copertura boschiva
limitata, mentre la presenza
dello stambecco sembra riferirsi
ad un periodo fresco.
Le altre due associazioni
rimandano a climi e ambienti diversi: la presenza dell'istrice,
con la volpe, il cavallo e il cinghiale rievoca un ambiente del
tipo steppa-prateria, con un clima comunque mite,
mentre la presenza dell'asino idruntino fa ipotizzare
climi freddi, con ambienti di tipo steppico.