9.4 La
Grotta Funeraria: la prima esplorazione
di Ridola
Queste
le sensazioni,
le emozioni, le
riflessioni, le
trepidazioni senza
tempo che l'uomo
moderno immagina
siano state provate
dallo studioso
dell'800,
di fronte alla
scoperta del proprio
passato.
Domenico
Ridola: "Un'ulteriore sorpresa doveva venirmi
da un'altra scoperta.
Lungo il pendio che scende sotto
l'atrio della grotta si apriva un foro: a prima
vista poteva sembrare un fatto naturale, uno di quei varchi che fendono le rocce.
Ma, non so perché, volli gettarvi dentro alcuni sassolini e mi parve che cadessero in un vuoto retrostante: mi ricordai allora che nei dolmen ed in certe grotte mortuarie spesso erano praticate - forse per osservare le norme di un rito - simili aperture.
Atrio della Grotta Funeraria
Panorama di Matera da via Chiancalata
La
mia mente agisce così:
le conoscenze, i risultati delle
ricerche si accumulano, sedimentano,
ma lasciano sempre un appiglio
a cui un altro elemento, il più apparentemente
insignificante, può aggrapparsi
e tirare fuori ciò che
serve
alla spiegazione, alla ricostruzione.
Dietro quel foro,
pensai, c'è un luogo
di sepoltura
degli abitanti della grotta sovrastante.
Commisi
un errore, quella volta: ne parlai
con gli scavatori che erano con
me. Non
so perché:
in genere
taccio, ma quel giorno vedevo tutti
molto stanchi, avevamo raccolto
molti
reperti che pesavano nelle sacche
e la strada del ritorno - 4 km per Matera - era lunga. Volevo
incoraggiarli,
dar loro uno sprone.
Nei
giorni seguenti mi ammalai: una
febbre insistente mi costrinse
a letto.
I miei uomini da soli, nonostante sapessero che non dovevano,
presero l'iniziativa di scavare in quel foro: era la porta
verso il tesoro di Barbarossa,
era la ricchezza, era il Paradiso dentro l'antro dell'inferno.
Fu uno scempio: dopo l'ultima sepoltura -
chissà quando - nessuno era mai penetrato lì
sotto! Dietro il foro trovarono - essi mi descrissero tutto
per filo e per segno e so con certezza che mi hanno mostrato
tutto ciò che rinvennero, di nulla s'appropriarono
indebitamente - un muro a secco che distrussero, imbattendosi
quindi in resti umani.
Particolare del cranio di una sepoltura
Il "dromos" della Grotta Funeraria
Quella
grotta,
dunque, che chiamammo Funeraria è un lungo crepaccio,
dove è stato tracciato
una sorta di dromos - corridoio
-, alto nel punto maggiore m 3,30, largo non più di
m 1 e lungo m 7,80: sulle
pareti sono evidenti i segni
di spianamento, lavoro fatto
con arnesi probabilmente di pietra.
Il corridoio porta ad un pozzetto
dove una lastra di pietra chiude
l'accesso ad una piccola
grotta
di forma ellissoidale: la cella
sepolcrale.
In questa cella i
miei scavatori trovarono otto
scheletri
ma non seppero dirmi se in posizione
fetale o distesi: nella foga
di trovare ricchezze nascoste
essi
li mossero e li spostarono e
purtroppo non sapremo mai come
erano stai originariamente posti.
Nel "dromos" altri
scheletri furono rinvenuti in
parecchi strati sovrapposti:
in totale nella Grotta Funeraria
c'erano trenta scheletri
di età e sesso differenti.
In seguito ho
compiuto molti
altri scavi,
realizzando scoperte importanti.
Ma la Grotta dei Pipistrelli
e quella Funeraria, che mi dettero le prime vere emozioni
della scoperta archeologica, hanno un posto particolare nel
mio animo".