Alla fine del '500 si seguivano le massime della Scuola Salernitana, basate sulla lezione di Ippocrate, Galeno, Celso. Nel primo Novecento, tra il 1926 ed il '29, comincia ad operare, anche se piuttosto stentatamente, l'Ospedale Provinciale, che fino agli anni 50 fu l'unico nella provincia.
Ippocrate
Galeno
Celso
Esisteva comunque a Matera, da parte dei meno poveri, un'antica consuetudine con il medico, inteso come figura istituzionale: più ai margini, invece, anche dai meno ricchi, erano poste le figure del guaritore e della maga.
Il barbiere era spesso il campione di questo settore para-professionale, espertissimo nell'essere incisore-cerusico, operatore di "bassa chirurgia", riduttore di fratture. Accanto a lui c'erano il salassatore e flebotomo, il droghiere-speziale, la levatrice-mammana.
Un barbiere è descritto nel "Cristo si è fermato ad Eboli" come cavatore di denti, infermiere per le iniezioni endovenose, incisore d'ascessi, esperto di erbe e tisane, giudice severo dei medici professionisti e amatissimo dai contadini con i quali condivideva linguaggio e cultura.
Trousse di ferri chirurgici per il medico condotto, 1900 ca.
La diffidenza del popolo verso i medici era giustificata
Terribile in Levi, medico, il giudizio sui medici per i quali "...l'arte medica...non è che un diritto, un diritto feudale di vita e di morte sui cafoni..."
La distanza tra popolo e medici diventava diffidenza giustificata dalla perfidia e dalla malvagità delle classi alte, cui i medici appartenevano, nei confronti dei popolani.
L'atteggiamento dei materani nei confronti della magia è comunque abbastanza complesso: se ne tenevano a distanza, ma lo temevano.
Le pratiche di medicina popolare e domestica erano patrimonio soprattutto delle donne, che ne coltivavano i segreti e, sulla scorta di aforismi e luoghi comuni, ne guidavano abilmente la regia, creando la convinzione sull'efficacia, sfruttando la relazione interpersonale, il principio della solidarietà e del mutuo soccorso tra vicini e conoscenti.
Per curare il mal d'orecchi si friggeva la cipolla in poco olio e, appena caldo, se ne metteva qualche goccio nell'orecchio; per la bronchite un decotto con carrube, orzo, fichi, liquirizia, buccia di limone o di arancia era pronto quando assumeva una viscosità filante, come mielosa, la stessa tisana con l'aggiunta del papavero aveva proprietà calmante.
Fiore di papavero, molto comune in Basilicata, in piena fioritura
Papavero sfiorito, da questo si ricavava il principio attivo