2.1 Caratteri del fenomeno rupestre.
Nei rioni Sassi e nella vicina Murgia sono stati rinvenuti 155 chiese rupestri, santuari, asceteri ed altre 31 cripte di cui si ha notizia in documenti d'archivio e in atti notarili.
Le chiese rupestri ebbero gli stessi caratteri dell'architettura che sviluppava i pieni nella libera atmosfera, dando forma ai vuoti scavati nel masso con gli stessi ritmi e la stessa misura, ma nello stesso tempo obbedendo e rispettando il gusto formale dell'abitazione in rupe, così vivo nella città dei Sassi.
Mappa dei principali siti con esempi di architettura rupestre
"Arte sculpta": vuoti scavati nel masso
Seguendo gli schemi architettonici della propria cultura i monaci abbellirono le buie caverne, divenute casa di Dio.
A ciò senza dubbio parteciparono "mastri" materani dell' "arte sculpta", membri laici del focolaio di vita religiosa e civile che ardeva intorno al monaco.
Prima dell'avvento del Romanico le chiese rupestri di Matera costituiscono una preziosissima testimonianza dell'esistenza di progettisti e maestranze capaci di ideazioni inedite e creative.
Le chiese rupestri di Matera sono meglio rifinite nel taglio e più curate nelle decorazioni, molto più simili a vere architetture di cui seguono le diverse forme variate nel tempo.
Nell'architettura ipogea si fondono soluzioni artistiche diverse, longitudinali e verticali, sopravvivenze tradizionali ed innovazioni locali, interferenze estetiche occidentali ed orientali.
San Nicola all'Ofra: ingresso
Esempio di navate scavate direttamente nella roccia tufacea
Lo spazio delle chiese è articolato in navate: secondo il modello bizantino, le campate in cui esse sono scandite si coordinano verso un centro, secondo il modello latino, invece, esse si sviluppano longitudinalmente.
Spesso le chiese latine hanno un'impronta bizantina nella presenza di iconostasi ed amboni, e la stessa cosa accade per quelle bizantine, corredate da elementi occidentali: a Matera, infatti, le architetture d'Oriente e d'Occidente si influenzano e si condizionano e tutte e due soggiacciono alle necessità dello scavo, alla legge della roccia.
Una chiesa rupestre che ad un certo punto risulti piccola, non viene mai allargata: se ne scava in parallelo una simile, divisa da una parete o da pilastri, operando così una singolare congiunzione delle due navate sorte per ragioni pratiche di spazio e di staticità.
Le pitture murali sono immagini di un santo, poste di norma sul fronte dell'iconostasi o sulla parete destra dell'aula.
Affreschi di stile bizantino, per lo più monocromi ma spesso anche policromi, rappresentano figure appiattite, isolate in una dimensione ieratica, tipica dell'idealizzazione orientale.
Ma ci sono anche affreschi dove il colore assume una gradazione più ricca e morbida, dando alle immagini maggiore naturalezza e profondità. In queste campiture emerge la libertà compositiva dei volti e delle vesti dei santi, che rivela l'impronta romano-ellenistica, il perdurare, di fronte alla penetrazione bizantina, di una radicata tradizione occidentale.
Un affresco nella Cripta del Peccato Originale
"La pittura si arricchisce allora di commosso sentimentalismo nei volti ben caratterizzati"
Questa compresenza può far pensare se non all'esistenza di una scuola pittorica ed artistica materana, almeno ad un'originale matrice locale, che seppe fondere le due tradizioni.
Ma la composizione pittorica non si stacca dal prevalente frontalismo e dall'assenza di ogni annotazione paesistica almeno fino al 1300, quando attraverso la mediazione delle scuole campane, arriva nel Sud il modello toscano.
La pittura si arricchisce allora di commosso sentimentalismo nei volti ben caratterizzati, nel vivo, reale senso del colore e nella maggiore volumetria delle figure.
Comincia allora contemporaneamente il morire del monachesimo rupestre, che porta con sé l'involuzione delle tradizioni pittoriche ed architettoniche locali.
Le comunità pastorali e contadine che sopravvivono al monachesimo traducono l'iconografia sacra in manierismo popolaresco, in culto paganeggiante delle immagini rozzamente ed ostentatamente naturalistiche.
Impossibile datare con certezza le cripte di Matera: mai interrotta, dal paleolitico in poi e per tutta l'era cristiana, fu infatti la tradizione di scavare abitazioni e chiese nella roccia calcarea della gravina.