Datare la nascita dell'arte è
un'impresa ardua. Tuttavia è possibile far risalire
al Paleolitico superiore
le prime produzioni di oggetti pensati, non tanto per rispondere
ad un uso concreto, quanto, piuttosto, per soddisfare le emergenti
esigenze estetiche.
La produzione
artistica della preistoria
è sostanzialmente di due tipi: la più antica
è rappresentata dalla piccola scultura a tutto tondo
(30.000 anni fa), quella un po' più tarda dalle
pitture e dalle incisioni sulle pareti delle grotte (15.000-20.000
anni fa).
Pitture preistoriche
La celebre "Venere di Brassempouy"
è la più antica rappresentazione di un
viso umano del mondo. Ricavata dall'avorio di mammut
risale a circa 25.000 anni fa. La piccola statuetta
misura 3,6 cm e venne trovata nel 1894 da Édouard
Piette presso Brassempouy. È conservata presso
il Musée des Antiquités Nationales di
St Germain en Laye.
L'espressione artistica, dunque - come
percezione di sé in rapporto con l'ambiente e come
capacità di riflessione - sembra essere comparsa, per
la prima volta in modo sistematico, in un arco di tempo relativamente
breve del Paleolitico superiore.
Le raffigurazioni umane scolpite riguardano,
quasi esclusivamente, figure femminili e risalgono all'incirca
a 30.000 anni fa. Alcuni studiosi datano nello stesso periodo
anche intagli ed incisioni presenti su oggetti di osso e di
corno che, secondo altri, sarebbero invece più antichi
e risalirebbero al Paleolitico
medio.
Le sculture sono a tutto tondo, realizzate
indifferentemente in avorio, osso, pietra, e raffigurano, perlopiù,
animali o donne. Sono state ritrovate in accampamenti
e solo raramente in sepolture. Spesso presentano una base
piatta per l'appoggio, oppure hanno forma che lascia presupporre
fossero esposte in posizione sospesa.
Particolarmente suggestive e verosimilmente
simboliche sono le cosiddette "veneri", ritrovate
in tutta Europa, dalla Spagna alla Russia e datate da 25.000
a 15.000 anni fa. Sono sempre prive di volto ed in evidente
stato di gravidanza, con particolare accentuazione delle forme
dei seni, del ventre, dei glutei.
Simboli di fecondità, queste statuette sembrerebbero
testimoniare l'importanza che l'uomo preistorico tributava alla
riproduzione ed alla continuità della specie.
Le figure, simili, eppure ciascuna ben caratterizzata, sono
colte quasi sempre con le mani appoggiate sul petto, forse
in gesto di raccoglimento.
Anche le immagini graffite e dipinte,
risalenti a 20.000-15.000 anni fa, hanno una funzione propiziatoria
o magica. Prima di tutto l'uomo rappresenta ciò che
ha intorno: gli animali, che caccia per vivere, che insegue,
che desidera catturare ed allo stesso tempo teme.
L'artista riproduce l'animale come figura isolata, con dovizia
di particolari, cogliendolo nel suo movimento naturale. Nella
rappresentazione l'uomo lo isola e lo bracca come immagine,
lo fa suo: l'effige è augurale, è prefigurazione
di ciò che l'uomo auspica.
La Venere di Willendorf è
una delle statuine antropomorfe più famose del
mondo. Risalente al Paleolitico superiore (25.000
anni fa), dalle dimensioni piuttosto piccole (circa
11 centimetri di altezza), venne ritrovata dall'archeologo
Joseph Szombathy nel 1908, nei pressi della città
di Willendorf in Austria. Fu realizzata intagliando
un frammento di roccia calcarea con semplicissimi attrezzi
di pietra. Poi venne colorata con una tintura a base
di ocra rossa. Oggi è esposta nel Naturhistorisches Museum di
Vienna.
Ceramica decorata con una stilizzazione
del volto umano
Rappresentazione di pittura murale preistorica
Dettaglio di pittura a parete presso
le Grotte di Altamira, Spagna (12 000 a.C.)
Verso la fine del Paleolitico
superiore,15.000-14.000 anni fa, la raffigurazione si
amplia, con la riproduzione di vere e proprie mandrie. Gli
animali sono resi nella diversità degli atteggiamenti
e delle posture. E', forse, un tentativo dell'uomo di rappresentare
realisticamente ciò che vive - da cacciatore - durante
le battute.
In questa fase iniziano ad apparire anche figure umane con
armi.
I colori, tratti dalla terra, sono l'ocra ed i pigmenti
ricavati da altre sostanze minerali, che si trovano in natura.
L'arte del periodo produce anche rilievi ed incisioni
su lastrine di osso, avorio e pietra forate, forse pendagli
di collane: si tratta di ornamenti astratti, decorazioni senza
riferimenti alla realtà.
Dipinti preistorici in grotta
Impronta di mano
Frequenti sono anche le impronte di
mani praticate accanto a pitture rupestri: gesti rituali?
Firme? Marcature del territorio?
Non è possibile fornire risposte attendibili: ma certo,
anche queste misteriose impronte in grotte oscure, parlano
di arte.