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19.1 Le tecniche di lavorazione della ceramica

Grazie alla padronanza del fuoco, l'uomo del Neolitico inizia a produrre manufatti in ceramica. I primi recipienti furono realizzati in argilla - roccia sedimentaria molto comune presente allo stato naturale - e prodotti a mano: era, infatti, ancora sconosciuto l'uso del tornio.

Le fasi di produzione erano fondamentalmente due: la preparazione dell'impasto, ottenuto tramite la decantazione dell'argilla in acqua al fine di liberarla dalle impurità, e la modellazione della forma desiderata. I recipienti erano ottenuti avvolgendo a spirale i cordoni cilindrici di argilla, con una tecnica cosidetta "a colombino".

 
 
Realizzazione di un vaso con la tecnica a colombino

Realizzazione di un vaso con la tecnica "a colombino"

 
 
 
Ciotola con decorazione impressa evoluta

Ciotola con decorazione impressa evoluta

 

Con il vaso ancora fresco si iniziava la fase della decorazione.
Dalla forma e dalle tecniche seguite è possibile individuare le diverse correnti culturali che si sono succedute durante il Neolitico.

La più antica ceramica neolitica è caratterizzata dalla produzione di vasi con forme molto semplici e tecniche di decorazione ad impressione, ottenuta premendo sulla superficie, ancora morbida, le dita (unghie e polpastrelli), il bordo di una conchiglia o strumenti di vario genere.

A questa prima fase seguì la decorazione graffita, realizzata intagliando a crudo le pareti del vaso con uno strumento appuntito, ad esempio un bulino. Tale espressione prende anche il nome di facies Matera-Ostuni. Si affermò poi la decorazione dipinta ottenuta utilizzando colori naturali quali l'ocra ed altri pigmenti, mescolati a grassi vegetali.

 
 

Dapprima la ceramica veniva dipinta a semplici bande o fiamme rosse o brune su fondo chiaro, per poi presentare complessi motivi decorativi geometrici, in cui già comparivano il meandro e la spirale.
La cultura della ceramica dipinta si diffuse particolarmente nell'Italia meridionale e insulare (facies Serra D'Alto). Dopo la modellazione, i manufatti erano lasciati essiccare, affinché perdessero l'acqua dell'impasto. Successivamente erano sottoposti ad una fase di cottura che garantiva rigidità, stabilità e porosità all'argilla. Si ritiene che le più antiche tecniche di cottura consistessero nel sistemare i vasi in aree delimitate o in fosse insieme al combustibile. In seguito furono realizzati veri e propri forni.

 
 
Ceramica facies Serra D'Alto

Ceramica facies Serra D'Alto

 
  Un vaso neolitico in corso di realizzazione (ricostruzione)   Ceramica con decorazione incisa   Ceramica con decorazione graffita  
 

Un vaso neolitico in corso di realizzazione (ricostruzione)

 

Ceramica con decorazione incisa

 

Ceramica con decorazione graffita

 
             
 
 
Forno neolitico per la cottura dei vasi (ricostruzione)

Forno neolitico per la cottura dei vasi (ricostruzione)

 

Infine, durante l'ultima fase del Neolitico, intorno a 5.000 anni fa, fiorì una cultura caratterizzata dalla produzione di vasi inornati: la facies Diana-Bellavista tipica dell'Italia meridionale e della Basilicata.

La ceramica era il materiale ideale per conservare il cibo; inoltre la sua impermeabilità e la sua resistenza al calore consentivano di preparare alimenti liquidi o semiliquidi e di cuocere i cibi direttamente sul fuoco.

 
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