5.3 Il linguaggio del Romanico
Accanto alla persistente produzione orientale, tra 1100 e 1200 si assiste alla nascita del linguaggio Romanico, che troverà espressione anche nella cattedrale di Matera.
L'ultimo scorcio del 1100 attesta - per esempio nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo "Visita di Urbano II" e un "San Vincenzo", in San Gennaro al Bradano "Cristo Pantocrator"- l'operatività di maestranze imbevute di tradizione bizantina ma aperte ad accenti di novità espressiva.
Alla seconda metà del 1200 appartengono il "San Pietro" e "San Giacomo" della chiesa di San Vito alla Gravina, avvicinati dalla critica al cosiddetto Maestro della Bruna, ignoto autore del frammento pittorico della Madonna, protettrice di Matera, ritrovato nella cattedrale.
Chiesa dei Santi Pietro e Paolo: papa Urbano II in visita a Matera
Santa Lucia alle Malve: Madonna che allatta il Bambino
Questo pittore accompagna la monumentalità dell'impianto ad un gusto decorativo d'impronta occidentale, soprattutto nell'ambientazione architettonica delle scene: forse è autore anche di "Madonna che allatta il Bambino" e di "San Gregorio" in Santa Lucia alle Malve.
Si passa al 1300 con gli affreschi "Deposizione di Cristo dalla Croce", "San Nicola", "Incoronazione della Vergine" su una parete di Santa Lucia alle Malve: pur legati ancora in parte al bizantinismo del Maestro della Bruna, essi svelano un più intenso patetismo, una nuova ricerca prospettica ed una particolare morbidezza nel panneggio, data dal colore steso in campiture più aperte.
Il Trecento addolcisce, dunque, il linguaggio della tradizione e ciò è confermato dalla "Deesis" - Cristo giudice tra la Vergine e San Giovanni - nella chiesa di Santa Maria della Valle, e dalla "Crocifissione" nella chiesa della Madonna delle Virtù.
Linearismo elegante e naturalismo, propri del Gotico cortese della prima metà del '400, sono i caratteri del Maestro dei pastori, autore della scenetta affrescata sull'iconostasi di Santa Barbara e forse anche dell'imponente San Antonio nell'omonimo convicinio.
Negli affreschi della chiesa di Cristo alla Gravinella ed in quelli, datati 1536, della chiesa degli Evangelisti sembra tradursi, ad opera forse di un seguace, in toni più popolari il linguaggio di ricca cultura figurativa, tipico dei primi accenni di manierismo, portati in Basilicata da Simone da Firenze nel 1500.