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18.1 Carnevale
Diversa ma animata dalla stessa intensità di sentimenti del Natale era la festa del Carnevale. I cupa cupa e le matinate erano laudi di questua, portate di casa in casa da compagnie di giovani il giovedì e la domenica della settimana "grassa": il dono che si chiedeva era un segno del legame comunitario.

Le melodie più frequenti, anche sceneggiate, erano Il mio tamburello e Che mangerà la sposa, Cicerenella, Angelina, Lo sposo vecchio. I giovani si travestivano e ci si divertiva con molto poco, soprattutto negli ultimi due giorni di Carnevale, detti "i giorni del pastore".

 
 
Maschera

Maschera di Carnevale

 
 
Spaventapasseri

Lo spaventapasseri, spesso finiva a "lavorare" in campagna!

La leggenda da cui nasce il nome di questi giorni racchiude la durezza della vita degli abitanti del Sasso materano: i pastori infatti potevano tornare a casa dalla campagna solo la domenica. Ma la domenica a Carnevale la festa è già finita: per questo Gesù, impietosito dalla tristezza dei pastori, concesse loro altri due giorni, gli ultimi due di carnevale.

Si bruciava il fantoccio di Carnevale, che era uno spaventapasseri: perciò, dopo aver ballato intorno a lui, molti contadini non lo bruciavano affatto, ma se lo portavano in campagna. Si alzava anche l'albero della cuccagna: erano i ragazzi del vicinato ad organizzare la festa. In cima si mettevano salsicce, salami, un tacchino, un pollo, un coniglio.

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