Un albero
in fiamme colpito da un fulmine,
una colata di lava incandescente
fuoriuscita dal cratere di
un vulcano: così, forse,
l'uomo scoprì il fuoco.
Dapprima fu capace unicamente di mantenerlo vivo
e solo in seguito seppe riprodurlo. Dallo sfregamento di due bastoncini
secchi si creava una scintilla e, quindi, l'uomo accendeva il fuoco autonomamente.
In seguito furono messe a punto altre tecniche. Quella del trapano da
fuoco si caratterizzava per l'uso di un bastoncino di legno duro che
veniva fatto ruotare rapidamente su di un pezzo di legno secco più tenero,
provocando, così, l'esplosione della scintilla.
Un'altra tecnica prevedeva, invece, la percussione
di due minerali, la selce e la pirite. Il fuoco acceso, poi, veniva delimitato
da un cordolo di pietre a riparo dalle correnti d'aria.
Una colata
di lava incandescente, così forse
l'uomo scopri il fuoco
L'uomo e il fuoco
La produzione e l'uso del fuoco risalirebbero
a circa 400.000 anni fa. All'attività dell'Homo erectus, infatti, apparterrebbero focolari rinvenuti
in Africa, Cina, Europa e Medio Oriente. L'uso del fuoco è stato fondamentale
per lo sviluppo della civiltà umana.
Con il fuoco ci
si riparava dal freddo (grazie al fuoco sarebbe forse stata facilitata
la migrazione di gruppi umani dall'Africa verso le più
fredde Europa ed Asia), ci si difendeva dagli animali carnivori
e si dirottavano le mandrie commestibili verso le trappole
allestite.
Il focolare illuminava il buio della
notte, riscaldava e ravvivava le grotte e le capanne ed intorno
alla fiamma gli uomini rafforzavano i loro rapporti, ponendo
le basi delle prime comunità.
Ma soprattutto la cottura
delle carni e dei vegetali potenziava l'assimilazione
delle sostanze nutritive dei cibi da parte dell'uomo, rendendo
più forti le strutture ossee, più semplice la
masticazione, in una parola migliore la capacità del
gusto e la qualità della vita.
Uomini preistorici intorno al focolare
Mandorle e foglie di menta
Basilico, semi di coriandolo e foglie
di dente di leone
Rametto di nocciolo
Uva
Non è dato sapere con certezza
di cosa si cibassero i nostri progenitori: è plausibile,
però, che dipendessero, almeno inizialmente, da animali
- che vivevano liberi negli stessi territori - e da piante
che crescevano spontaneamente. Venivano raccolti, ad esempio,
semi di girasole, noci e bacche di ginepro. Erbe selvatiche
di ogni tipo, tra cui la menta, il basilico, la salvia erano
utilizzate per insaporire i cibi. Anche le foglie di dente di leone
venivano regolarmente consumate.
La frutta costituiva un'importante
fonte nutritiva soprattutto per i popoli del Mediterraneo
che potevano approvvigionarsene con maggiore facilità.
La frutta era pure essiccata e conservata.
Grano
Semi di girasole e bacche di ginepro
Fichi e datteri
Le popolazioni che vivevano lungo le
coste, poi, ne sfruttavano le risorse, approvvigionandosi
di molluschi e di pesce. L'uomo del Paleolitico superiore in Europa
usava catturare i salmoni nei fiumi, utilizzando lunghe fiocine.
E' stata tuttavia necessaria una evoluzione di millenni
per insegnare ai nostri progenitori quali animali cacciare
e come farlo, quali piante mangiare e quali utilizzare come
medicamento.
Le foglie di ruta, ad esempio, venivano usate
per curare il mal di denti, la gattaia era una cura efficace
per il raffreddore, il coriandolo - spezia largamente utilizzata
- serviva pure a stimolare il sistema digestivo.
La carne veniva avvolta in involucri
di pelle per la cottura
Salmone
Un altro dato è comunque certo:
ogni componente della famiglia preistorica aveva un ruolo
nella ricerca del cibo. Gli uomini cacciavano gli animali
selvatici, come il cervo o la capra, le donne ed i bambini
raccoglievano le piante, le uova di uccello, la frutta, i
legumi, i tuberi. Il tipo di cibo assunto - dal carattere
prevalentemente coriaceo - influiva pure sull'evoluzione
anatomica del volto. La lunga masticazione, infatti, sviluppava
la mascella ed i denti.
L'uomo preistorico era un abilissimo
cacciatore, corridore instancabile, inseguiva la preda anche
su lunghe distanze, uccidendola dopo averla sfiancata, oppure
intrappolata nelle paludi o ancora bloccata in prossimità
dei precipizi. La preda era abbattuta con lance o pietre.
Circa 100.000 anni fa, gli uomini inventarono le armi da getto, con cui colpivano le prede a maggiore
distanza e con più alta precisione.
Così venivano
cacciati anche animali di grossa taglia: mammut e rinoceronti.
Si registrava già in quel periodo la presenza di aree
aperte adibite alla macellazione delle prede. La dieta, quindi,
cambiava. La carne diveniva la base dell'alimentazione.
La mascella ed i denti, facendosi la masticazione meno laboriosa,
si rimpicciolivano.